Credito di imposta: le aziende della filiera della moda si sentono tradite dal Governo. La cancellazione della possibilità di “saldo e stralcio” per le imprese già raggiunte dal PVC (Processo Verbale di Constatazione) genera malcontento.
Aziende tradite dal Governo
“La politica continua a parlare di sostegno alla moda, di settore chiave per il Paese e il made in Italy, di azioni necessarie – è lo sfogo di Fabrizio Luciani, presidente di Confindustria Fermo, al Corriere Adriatico –. Ma poi, al dunque, fa un passo indietro”. La questione non riguarda solo le Marche, ma suscita il malcontento di Confindustria Accessori Moda su scala nazionale. Al Tavolo della Moda del 6 agosto Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy (in foto Imagoeconomica), aveva promesso il “saldo e stralcio” per le imprese raggiunte dal PVC. La promessa, però, è stata disattesa per mancanza di copertura finanziaria. A La Conceria Annarita Pilotti, presidente di Confindustria Accessori Moda, aveva già spiegato, in sintesi, che con la crisi in atto, le aziende non hanno le risorse per pagare. Si sono già rivolti al Governo, con una lettera a doppia firma, la stessa Pilotti per la associazione che presiede e il presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini.
Il problema dell’interpretazione
Claudia Sequi, presidente di Assopellettieri, ha precisato al Sole 24 Ore come “di fatto è stata cambiata l’interpretazione di una legge. Oltretutto, chi ha provato a farsi certificare i crediti ha trovato perplessità sulle linee guida da parte degli stessi certificatori”. Un rebus che ha incastrato centinaia di aziende che entro il 31 ottobre devono decidere se pagare (pochissime) o se iniziare la battaglia legale (la gran parte visto che pur volendo saldare deve fare i conti con le risorse a disposizione).
Neanche la CIG soddisfa
Anche l’ultimo intervento del Governo per la moda non è soddisfacente. Il Consiglio dei Ministri ha concesso otto settimane di cassa integrazione in deroga nel 2024 per le imprese, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 per fronteggiare la crisi occupazionale. In Toscana, come riporta La Repubblica, i sindacati lo hanno definito uno “strumento tardivo e non sufficiente”. (mv)
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