Tornano agli arresti domiciliari i due fratelli Pietro Sabatino, 45 anni, e Mariano Sabatino, 43 anni, di Montesarchio, nei confronti dei quali è stato anche eseguito il sequestro dei conti correnti e delle somme in essi depositate per 315mila euro. Quest’ultima misura è stata estesa anche alla società beneficiaria del contributo comunitario, la «Mobility Service srl», con sede a Montesarchio, e di cui i Sabatino sono legale rappresentante e gerente di fatto.
Ai domiciliari anche Corrado Paitoni, 58 anni, originario di Brescia e legale rappresentante di una società che offre servizi e beni con sede in Repubblica Ceca. I finanzieri del Comando Provinciale di Benevento hanno dato esecuzione a un decreto di applicazione di misure cautelari personali e reali emesso dal Gip del Tribunale di Benevento su richiesta dell’European Public Prosecutor’s Office (Eppo) di Napoli. Una Procura distrettuale che ha come sua competenza gli accertamenti sulle somme che vengono erogate ai beneficiari a titolo di contributi europei. Un provvedimento cautelare, il primo, richiesto dalla Eppo ed eseguito nella competenza della Procura sannita.
L’indagine trae origine da un’attività delegata dalla Procura della Repubblica di Benevento, la quale, in presenza di una ipotesi di reato di competenza della Procura Europea, aveva inviato una segnalazione a quest’ultima. Il provvedimento cautelare, è poi giunto al termine di indagini condotte dai militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria Benevento, eseguite attraverso attività tecniche ed acquisizioni documentali finalizzate ad accertare ed acquisire elementi di riscontro in ordine alla indebita percezione di un contributo pubblico richiesto al Ministero dello Sviluppo Economico dalla impresa – con sede legale a Montesarchio ed unità operativa a Benevento – operante nel settore della rivendita di autoveicoli. In questo caso il contributo era finalizzato alla costruzione di un impianto per la produzione di pellet. In relazione alla documentazione acquisita, la società beneficiaria del contributo aveva dichiarato che il progetto era stato concluso il 28 febbraio 2022 e che a quella data i macchinari acquistati erano stati consegnati ed installati presso la sede operativa aziendale sita in città.
Ma le indagini e i numerosi sopralluoghi eseguiti dal Nucleo P.E.F. presso la sede operativa di Benevento, hanno permesso di accertare che nei locali aziendali invece di produrre pellet veniva invece svolta l’attività di vendita autovetture, officina assistenza, vendita ricambi per un noto marchio, nonché revisioni auto. Per ottenere l’erogazione del contributo e documentare lo stato di avanzamento dei lavori per le spese sostenute nell’ambito dell’investimento, la società beneventana, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato false fatture per operazioni inesistenti emesse, con artifici e raggiri, da una società con sede nella Repubblica Ceca.
La documentazione veniva inviata a «Invitalia», che è l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, che opera per il ministero dell’Economia. I tre, inizialmente finiti agli arresti domiciliari lo scorso 24 gennaio, erano poi tornati in libertà dopo l’interrogatorio con il Gip Palmieri, presenti i loro difensori Angelo Leone e Grazia Luongo. Gli indagati sanniti avevano sostenuto che i macchinari acquistati si trovavano presso un altro capannone a Montesarchio. La Procura europea aveva appellato il verdetto davanti al Tribunale del Riesame che aveva confermato i domiciliari. Analoga decisione è giunta a livello di Corte di Cassazione. Da qui gli arresti bis scattati ieri.
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